Paolo Magri, direttore dell’Ispi, parla degli sviluppi della guerra in Ucraina.
Il direttore e vicepresidente dell’ISPI – istituto di studi di politica internazionale – Paolo Magri in diretta con Fanpage.it rivela la sua analisi sui futuri sviluppi del conflitto in Ucraina. Per Magri il rischio di un’escalation è sempre più alta e anche un allargamento del conflitto ad altri paesi, il motivo è il continuo flusso di armi dall’Occidente verso Kiev ma anche la volontà della Russia a colpire l’Occidente.
“Speriamo che una terza guerra mondiale sia da escludere. Ma una seconda guerra fredda, con un mondo diviso tra blocchi, da un lato le democrazie e dall’altro i sistemi non democratici, è uno scenario probabile. Quindi un mondo più regionalizzato anche a livello economico, non globalizzato dove si fanno affari con tutti“, ha commentato Magri.
Il mondo si sta dividendo di nuovo in blocchi come durante la Guerra Fredda: paesi democratici da un lato e paesi autoritari dall’altro. La Russia sempre più vicina alla Cina e all’Ungheria di Orbàn e alla Serbia di Vucic – per citare alcuni tra i paesi autoritari che si schierano dalla parte di Mosca – mentre dall’altra resta l’Occidente capitanato, come sempre, dagli Stati Uniti. “Questo sarebbe uno scenario catastrofico. Per ora però possiamo dire che questa guerra sta rendendo tutto quanto il mondo un po’ più povero”.
L’Europa al centro tra blocco occidentale e orientale
Le conseguenze importanti che porterà questo schieramento sia dal punto di vista economico che politico si stanno rivelando già in Europa. L’Ue si trova esattamente al centro tra i due poli, come durante la Guerra Fredda ma con la differenza che allora ne facevano parte meno paesi, soprattutto non c’erano le ex repubbliche sovietiche che orbitavano ancora sotto l’Urss. In ogni caso, l’Europa si trova al centro di questo fuoco.
“L‘Europa è una terra di mezzo. Fino ad alcuni mesi fa l’ipotesi di nuova guerra fredda, cioè di blocchi, era tra Stati Uniti e Cina. Per l’America non è la Russia, ma la Cina l’alternativa come leader mondiale. Si parla di secolo asiatico, in cui non è più l’America la potenza dominante, come è stata nel Novecento dopo la prima guerra mondiale, ma è la Cina per il peso della sua economia e la sua capacità di innovazione tecnologica a prenderne il posto. Noi europei ci sentiamo molto meno sfidati. Ma ad ogni modo, che la guerra fredda sia con la Cina o con la Russia, noi siamo comunque in mezzo“.
Le catastrofiche conseguenze economiche per l’Europa
“La Russia ci forniva materie prime a basso costo, la Cina è la nostra fabbrica e il nostro mercato. Molte aziende italiane producono in Cina, perché costa meno, e vendono moltissimo in Cina. Che è l’economia che cresce di più a livello mondiale”, ha aggiunto. Il flusso commerciale mondiale sta già cambiando secondo Magri, dato che le materie prime che prima arrivavano in Europa dalla Russia ora vanno verso l’Asia. Se dovesse succedere la stessa cosa anche con la Cina, sarebbe un grave problema per le economie europee.